Il Coaching e la psicologia

Il Coaching e la psicologia

Se la filosofia sembrava aver subito un rallentamento durante il tumultuoso Ventesimo secolo, la psicologia era in grande attività, rivolgendo il proprio sguardo a ogni campo dell’attività umana. Sebbene Wundt e Tenet basassero lo studio della psicologia su alcuni dei principi fondamentali della filosofia, essi si preoccuparono altresì di collocare la loro nascente disciplina entro i confini delle scienze naturali.

Come è noto Freud, a sua volta, iniziò a investigare le patologie della mente attraverso la psicoanalisi considerando oltre alla dimensione conscia anche quella inconscia, cercando una spiegazione extra-fisiologica per tali condizioni in un contesto socio-politico di ferventi cambiamenti.

Negli anni la psicologia proseguì la sua evoluzione attraverso le fasi comportamentista e cognitivista, pur rimanendo entro i confini delle scienze naturali, per arrivare poi alla psicologia umanista e transpersonale, che ricongiungeva la disciplina con i primi principi dell’antica filosofia orientale.

Da ciascuna di queste, così come dalle sotto-discipline di ricerca, teoriche e applicate della psicologia, il coaching ha ricavato ispirazione per i propri modelli e le proprie pratiche.

Ciò è abbastanza intuitivo considerando che il coaching si basa principalmente sul linguaggio e la lettura delle convinzioni che le persone utilizzano nei processi decisionali. Meno intuitivo il fatto, invece, che anche discipline come la teoria dell’informazione e la cibernetica siano risultate altrettanto preziose per il coaching, specificatamente per la gestione e l’applicazione del feedback, fondamentale per il miglioramento della performance.

Ciascuna delle branche della psicologia, dalla clinica a quella sociale e sportiva, ha avuto una propria influenza, fornendo e ispirando teorie, pratiche, o entrambe. In particolare la psicologia umanista e transpersonale hanno contribuito alle teorie di base, la psicodinamica e comportamentale/cognitiva hanno contribuito a molti degli strumenti e tecniche attualmente utilizzati nel coaching, la clinica agli aspetti pratici, mentre la psicologia positiva ha dato un forte impulso alla ricerca.

Con il passare del tempo e la specializzazione del coaching, si è affermata anche una psicologia del coaching che ha mosso i suoi passi a partire dalla psicologia organizzativa, da quella della consulenza, dalla psicologia dello sviluppo, dalla psicologia umanista a quella della motivazione.

Quello che è importante sottolineare è però che il coaching, a differenza di qualsiasi relazione di aiuto, non si fonda sul bisogno, sulla necessità, ma su presupposti completamente diversi.

Il coaching, a differenza di qualsiasi relazione di aiuto, anziché fondarsi sul bisogno, sulla necessità, basa i suoi presupposti sulla consapevolezza delle risorse dell’individuo, sull’esplorazione di nuovi punti di vista e sulla ricerca di opportunità, in modo creativo e responsabile.

Per tutte queste ragioni il coaching non è assolutamente equiparabile alla psicoterapia, o a qualunque forma di sostegno psicologico come il counseling, né a qualsiasi forma di consulenza che si instaura tra un esperto (che detiene il potere della conoscenza) e un cliente/paziente/utente che si trova in una transitoria, prolungata o addirittura strutturale condizione di necessità.

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